Ciao amici,
Quante volte ci siamo trovati a fissare il soffitto di notte, ripensando a quella decisione che, col senno di poi, appare così evidentemente sbagliata? 🤔
Mi succede spesso. Prendo una strada, faccio una scelta, dico qualcosa... e poi mi tormento. "Come ho potuto essere così stupido?" mi chiedo. E da lì parte una spirale di autocritiche che può durare giorni, settimane, a volte persino anni.
Ma ultimamente sto riflettendo su una verità tanto semplice quanto potente: se in quel momento avessi saputo che stavo sbagliando, avrei agito diversamente. Ovvio, no?
Quando prendiamo decisioni, lo facciamo con le informazioni, l'esperienza e lo stato emotivo che abbiamo in quel preciso istante. Agiamo sempre pensando di fare la cosa giusta - per noi, per chi amiamo, per la situazione che stiamo affrontando.
Vi faccio un esempio concreto dalla mia vita professionale. Mi capita spesso di sbagliare, non tanto nella pratica del mio lavoro, quanto nella valutazione dei clienti, dei colleghi o dei collaboratori. Investo tempo ed energie in persone che poi si rivelano diverse da come le avevo immaginate. E quando succede, la tentazione è quella di colpevolizzarmi: "Dovevo capirlo prima!", "Come ho fatto a non vedere i segnali?".
Ma poi mi fermo e mi ricordo che le persone quando fanno qualcosa parlano di loro e non di me. Quello che ho visto, quello che ho interpretato, quella fiducia che ho dato... in quel momento era giusto per me, con le informazioni che avevo a disposizione. ✨
Dietro questa tendenza all'autoaccusa si nasconde, l'ho capito col tempo, un'ossessione per il perfezionismo. Vogliamo essere impeccabili, prevedere tutto, non sbagliare mai. Ma questa è una trappola mentale che non porta assolutamente da nessuna parte. Il perfezionismo è un'illusione che ci logora, ci paralizza e, paradossalmente, ci rende meno efficaci.
È come se il nostro cervello scattasse una fotografia del momento, con tutte le sue limitazioni e prospettive parziali, e su quella base decidesse. Non possiamo biasimarlo per non aver visto oltre l'orizzonte.
Questa consapevolezza mi sta aiutando enormemente. Sto imparando a separare le mie azioni dalla mia identità. Sto imparando a modificare il mio dialogo interiore. Un errore non fa di me una persona sbagliata, così come un successo non mi rende automaticamente una persona di valore.
Vi confesso che per me resta una delle sfide più grandi: guardarmi allo specchio dopo uno sbaglio e dire "Hai fatto un errore, ma non sei un errore". Sembra facile a dirsi, ma metterlo in pratica richiede un lavoro quotidiano.
E voi? Come gestite questo aspetto della vita? Riuscite a perdonarvi quando sbagliate o tendete a identificarvi con i vostri errori? Anche voi lottate con il perfezionismo?
Mi piacerebbe sentire le vostre riflessioni. Rispondete pure a questa email, leggo sempre tutto con grande interesse. 💌
Un abbraccio,
G.